Cultura & Società
Natale, la tradizione del Ceppo
Trattandosi di una tradizione antichissima il Ceppo aveva cominciato già molto tempo prima del suo repentino pensionamento, a distaccarsi dalla prima identificazione: il grosso ciocco, spesso il nodo delle radici che partono dalla testa del tronco d’un albero abbattuto.
La sua prima determinazione fu naturalmente questa. Nelle campagne il capoccia teneva d’occhio durante l’anno la grandezza e la natura dei ceppi che venivano estratti dai campi, dai boschi, e sceglieva, mettendolo ad asciugare, quello più adatto per andare nel camino le sera della vigilia di Natale e bruciare davanti alla famiglia riunita nella veglia.
Per ceppo s’intende propriamente quel blocco che sta a fior di terra e sotto questa, dove si annodano le radici e da dove il fusto della pianta si eleva verso il cielo. Grande simbolo di unità, nodo di forze, emblema della famiglia con i polloni e virgulti, immagine della vita per la forza e capacità di collegare due mondi. Si capisce che poi, nelle varie situazioni era un semplice ciocco di legno, un pezzo di tronco.
In certi luoghi il Ceppo doveva durare fino a tutto il giorno seguente, ovvero anche per tutto Santo Stefano. In altri entrava anche nella ritualità magico-familiare del Capodanno e doveva durare, bruciando ininterrottamente, fino alla Befana. Altri tempi, altri camini e altri ceppi. Ho visto verso la metà del secolo scorso portarne uno nel focolare di una casa, che a malapena quattro uomini riuscivano a spostare e lo vidi bruciare davvero fino alla Befana.
In città le cose erano più complicate, ma il ciocco, piccolo o grande ardeva comunque la notte di Natale in ogni casa. Non era solo una cosa fisica, adatta a scaldare nel freddo dell’inverno come una stagna di cherosene, ma molto di più: era il simbolo dell’unione del cielo e della terra, con la luce; dell’unione e dell’amore della famiglia con il fuoco e, dal suo essere polarità di forze benefiche, emanazione di flussi positivi nella casa e nella terra.
Intanto non era posto semplicemente sul fuoco e incendiato, ma nel periodo di massimo splendore della sua carriera, veniva benedetto, ornato, cosparso di vino, o di grasso, burro e acceso dal capo di casa. I riti, gli usi e anche le superstizioni che sono legati a questo pezzo di legno fanno pensare che le sue ascendenze siano molto lontane, forse risale al paganesimo e anche al di là di quello; non certo come uso natalizio, ma come un fuoco sacro legato alle credenze e ai riti del solstizio d’inverno, in collegamento diretto col sole, nel segno della luce e del fuoco, con le forze telluriche nel segno della natura stessa della pianta, e con il mondo dei morti, nel segno della cenere e delle credenze pagane delle anime abitatrici delle piante e delle realtà naturali.
A questa nuova entità che veniva ad abitare per poco la casa, si collegavano usanze varie, tra le quali la più conosciuta e vistosa era quella di portare doni ai bambini. Questi regali (si trattava di cose semplici, come dolci, frutta, modesti giocattoli) si potevano disporre sopra il Ceppo stesso nella mezzanotte del Natale, se le dimensioni lo permettevano, oppure si facevano cadere in vari modi o dal camino o da qualche altra apertura.
I bambini, prima d’arrivare al momento di avere i doni, andavano in un’altra stanza, oppure venivano bendati e recitavano una preghiera, detta L’Avemmaria del Ceppo, che dice:
Era di solito ben ornato, secondo la ricchezza del contesto: coperto di stoffa, con festoni, nappe e ciondoli, fiocchi multicolori, pinoli dipinti infilati a corona nello spago. Qua e là c’erano pine, ricoperte di carta argentata o colorate, e in cima, stava la più grossa, coperta d’oro. Talvolta sulla cuspide, invece della pina, veniva posto un pupazzo, una figura umana, di pezza o intagliata. L’apparato stava in mezzo alla tavola più grande della casa o del salotto, con i bambini che gli ronzavano intorno adocchiando i dolci.
Non si possono elencare le numerose e varie forme, i riti, le cerimonie con cui veniva celebrato il Ceppo nelle varie località, tanto sono diverse, originali, curiose e poco inclini a seguire qualcosa di più d’un semplice canovaccio.
Altro rito misterioso è quello di versare vino, miele, grasso, latte sul Ceppo, porvi sopra candele accese e fiori come su un sepolcro pagano.
Dunque inconsciamente si sapeva o, si credeva coscientemente, che quando il Ceppo era acceso gli antenati visitavano la casa portando bene ai discendenti, cosa materializzata nei doni. Le ceneri erano quelle dei trapassati e contenevano le loro forze, così come le scintille stimolate a correre per la campagna. Nel momento in cui si riaccendevano nei pericoli i tizzoni, si richiamavano le forze degli scomparsi in soccorso della famiglia e le schegge conservavano le anime, come gli dei del focolare nella casa pagana.
In Calabria il Ceppo, circondato da dodici ciocchi (i dodici mesi del sole, i dodici Apostoli di Cristo), si orna d’edera e con festoni si mette a bruciare. Si usava, ad esempio, con tratti ben riconoscibili, celebrare il Ceppo a Vasto, nella Marsica, in Abruzzo e in modi diversi un po’ dappertutto in Italia, prima che le altre figure lo soppiantassero. Come era assai seguita in Italia la tradizione era ben radicata in Europa. Si pensa che sia diffusa dall’Inghilterra in Francia, nei paesi slavi meridionali, in molte zone della Germania e dalla Svizzera.
Perché è quasi scomparsa questa tradizione che pare essere la madre di altre più recenti? Si è detto della scomparsa del focolare, grande altare della famiglia e grande simbolo, che però non ci ha lasciato da solo: se ne è andato con la civiltà agricola, scacciato da quella industriale. Il Ceppo non poteva convivere con le macchine. La sua parentela con il mondo tellurico, con le forze naturali e magiche, con la presenza delle entità soprannaturali degli antenati, dei morti, poco si adatta con il mondo scientifico e la sua interpretazione del mondo. D’altra parte chi sa oggi cosa sia un Ceppo? Che forma ha quello radicale della pianta? Il profumo che emana quando è tagliato, quando brucia; quanto dura a bruciare sul fuoco sono cose a quasi tutti sconosciute. Chi può pensare oggi che quella materia possa nascondere un’entità soprannaturale? Per questo sempre meno vi si sono riconosciuti, presupponendo una vita a stretto contatto con la terra, le piante e gli animali. Eppure inspiegabilmente ci seduce e ci convince l’idea che da un ceppo sia potuto uscire Pinocchio.
Ma rimane là, nel nostro passato: enigma, matrice e spiegazione di quelle figure che lo hanno soppiantato, entità informe, primordiale, misteriosa, carica di vita che pure ancora non si è espressa completamente, perché i suoi virgulti portano un’immagine magica, immateriale e soprannaturale della manifestazione universale e si allungano quasi inavvertiti, ma sicuri, nel marasma e nelle contraddizioni di una società che, cambiando pelle, non ha ancora trovato le proprie forme simboliche forti, capaci di dare stabilità alla mente, luce alla vita come ha fatto il Ceppo coi suoi simboli, nei millenni.
Si stuzzicava, si batteva il Ceppo con la paletta o con le molle del fuoco per fargli fare le monachine, le scintille che uscendo dalla cappa del camino andavano a portare prosperità nei campi.
Le sue ceneri venivano sparse nei terreni coltivati per tenere lontane le malattie delle piante e propiziare buoni raccolti.
I tizzoni venivano riaccesi durante le tempeste per tenere lontani i fulmini.
Chi dorme la notte di Natale col capo appoggiato al Ceppo (o vicino a questo) vedrà realizzati i suoi sogni.
Un frammento incombusto del Ceppo si toglieva dal camino e si metteva spento sotto il letto: aveva la proprietà di proteggere la casa dagli spiriti maligni.
Con i carboni del Ceppo si segnavano i buoi e altri animali malati per guarirli dagli influssi negativi.
Ceppo per antonomasia è il ciocco di legno, specificamente la parte basale dell’albero abbattuto, che si usava mettere ritualmente a bruciare nel camino per la notte di Natale.
Ceppo è la festa di Natale, indicata con questo nome in Toscana e anche altrove. Deriva dall’uso di bruciare il ceppo nel camino.
Ceppo è il nome del dono, del regalo o omaggio che si fa, in particolare ai bambini, ma in genere a parenti, amici o conoscenti in occasione del Natale.
Il ceppo era anche un tronco scavato, richiuso, lasciando una fessura dalla quale si infilavano le monete. Si poneva in un luogo per raccogliere fondi a fini di beneficenza: ospedali, ospizi, orfanotrofi, riscatto degli schiavi.